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Vino Nero di Troia: Tutto ciò che devi sapere

Il Nero di Troia è un vitigno autoctono pugliese che regala un vino dal colore rubino intenso che tende al rosso scuro, un colore che i nostri nonni chiamavano affettuosamente “nero”. Questo vino si distingue per la sua ricchezza di polifenoli, che gli conferiscono un carattere potente e unico.

Oltre ad essere conosciuto come Nero di Troia e Uva di Troia, questo vitigno ha diverse altre denominazioni, tra cui:

  • Uva di Canosa,
  • Uva della Marina,
  • Troiano,
  • Vitigno di Barletta,
  • Tranese ed Uva di Barletta.

NERO DI TROIA, I TERRITORI

Contrariamente a quanto si possa pensare, la coltivazione del Nero di Troia non è limitata solo al Comune di Troia, nella Provincia di Foggia, ma si estende anche ad altre zone, come la Provincia di Barletta-Andria-Trani, in particolare lungo la costa pugliese, la Provincia di Bari, soprattutto nella parte settentrionale, e nelle vicinanze del Castel del Monte, nelle Murge occidentali.

NERO DI TROIA, STORIA E LEGGENDA

Le origini del Nero di Troia si perdono tra dati scientifici e leggende, quindi non possiamo considerarle certe. Una delle leggende narra che sia stato Diomede a portare il vitigno Nero di Troia in Italia dopo essere approdato sulle coste del Gargano. Si dice che Diomede abbia consegnato i tralci di vite a Federico II di Svevia, un appassionato di vini corposi. Successivamente, furono i marchesi D’Avalos ad aumentare notevolmente la produzione di questo vino nel territorio, che fino a pochi anni fa veniva utilizzato solo come componente per altri vini.

La seconda leggenda collegata al nome di questo vitigno racconta della fuga del popolo guidato dal mitico eroe greco Diomede dalla città di Troia verso le rive del fiume Ofanto, nella pianura di Tavoliere. Secondo il racconto storico di Alfonso Germinario, Diomede compì un’avventura attraverso le acque dell’Adriatico e del fiume Ofanto, raggiungendo un’area dove trovò le condizioni ideali per ancorare la sua nave utilizzando dei blocchi di pietra provenienti dalle mura di Troia.

Prima di partire, utilizzò questi stessi blocchi di pietra per delimitare i confini dei terreni dei Diomedei. Un esempio di queste antiche e suggestive opere murarie è ancora visibile in un’area tra Barletta e Canosa ed è chiamato Menhir di Canne. È molto probabile che l’eroe greco abbia piantato anche dei germogli di un particolare tipo di vite insieme ai blocchi di pietra, dando origine all’uva di Troia.

Questa leggenda, come tutte le leggende, ha una base di verità. I ricercatori del vino, tra cui il Prof. Attilio Scienza dell’Università di Milano, sostengono, attraverso specifici studi, che le origini di questo prezioso vitigno siano proprio nell’area adriatica. Analizzando la frequenza dell’aplotipo, è possibile notare che il Nero di Troia è geneticamente molto simile a un tipo di vite che cresce nella stessa zona adriatica. Il nome potrebbe derivare dalla città albanese di Cruja, la cui traduzione corrisponde a Troia.

IL VITIGNO DEL NERO DI TROIA

Il vino Nero di Troia nasce dal vitigno Uva di Troia, che produce uve di qualità superiore, sebbene in quantità limitata. Questo vitigno ha acquisito una grande importanza nel mondo del vino, offrendo un’uvaggio speziato e legnoso, con piacevoli sentori di mora.

Negli ultimi 15 anni, la lavorazione del Nero di Troia ha subito un significativo cambiamento: non si utilizza più il Montepulciano e l’uva può esprimere appieno le sue caratteristiche organolettiche. Il Nero di Troia si presta a piacevoli evoluzioni, dando origine a vini rosati e, talvolta, anche bianchi.

Utilizzato nella produzione di vini che contengono Primitivo e Negroamaro, conferisce al nettare una notevole freschezza, confermando le sue incredibili qualità come uva da vinificazione.

Il Nero di Troia possiede proprietà organolettiche davvero uniche e riconoscibili: i sentori di ciliegia e ribes nero si fondono in modo distinto e armonioso con note di pepe nero e tabacco. La consistenza quasi setosa dona al vino un’acidità ben bilanciata e tannini molto raffinati.

I nuovi metodi di lavorazione, mirati ad esaltare la fruttosità e a rendere i tannini più morbidi, insieme al recupero di questa varietà di vitigno, sembrano condurci verso una riscoperta profonda di questa straordinaria uva. Oggi, l’eleganza del Nero di Troia lo rende un vino eccezionale, adatto sia per essere gustato giovane, sia per essere invecchiato con cura.

LA VINIFICAZIONE DEL NERO DI TROIA

La vendemmia del Nero di Troia avviene verso la fine dell’estate, preferibilmente nei mesi di settembre e ottobre. Le uve vengono selezionate con grande cura e i grappoli vengono lasciati macerare per circa 15 giorni in grandi contenitori di acciaio inossidabile. Il vino viene successivamente affinato in bottiglia, dove riposa per alcuni mesi.

CURIOSITÀ SUL NERO DI TROIA

Il Nero di Troia ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo dell’area di Castel del Monte, in Puglia. La rivalutazione di questo vitigno e del suo territorio ha permesso di concentrare l’attenzione anche su altre varietà autoctone, come il Bombino Bianco e il Bombino Nero, che producono vini estremamente piacevoli e di alta qualità.

ABBINAMENTI CIBO CON IL NERO DI TROIA

Il Nero di Troia si abbina perfettamente a piatti a base di carne arrosto, selvaggina, agnello e primi piatti conditi con sughi corposi. È ideale anche per accompagnare formaggi stagionati e zuppe di legumi nelle fredde serate invernali.

Piatti come la faraona alla salvia, l’arrosto di maiale, l’oca in agrodolce e il classico spezzatino con patate esaltano al massimo le caratteristiche uniche del Nero di Troia.